Il Rock Psichedelico

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  1. †Anna†
     
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    IL ROCK PSICHEDELICO

    Il Rock psichedelico (Psychedelic rock) è un sottogenere della musica rock sviluppatosi contemporaneamente negli Stati Uniti e nel Regno Unito fra gli anni sessanta e settanta. Si ispira alle esperienze di alterazione della coscienza derivanti dall'uso di droghe come cannabis, funghi allucinogeni, mescalina, e soprattutto LSD.
    Il primo uso esplicito della parola per descrivere un genere musicale si deve al gruppo "acid-folk" Holy Modal Rounders. L'invenzione dell'espressione "rock psichedelico" viene invece solitamente ricondotta ai 13th Floor Elevators, che nel 1966 pubblicarono un album dal titolo The Psychedelic Sounds of the 13th Floor Elevators. Fondamentale il contributo dato da gruppi come i Pink Floyd che hanno portato questo genere ad elevati livelli di perfezione stilistica.

    IL TERZO OCCHIO

    Nel 1966 il Beat è il genere più in voga, ma alcuni cantanti incominciano a caricarlo di nuovi contenuti, come ad esempio il “poeta” Bob Dylan, che con i testi riesce a visualizzare al meglio la propria musica. “Visualizzare”, questa sarà la chiave di lettura della psichedelia, un genere molto introspettivo e… lisergico. Infatti in questo storico periodo nel mondo del Rock, in particolare tra i Freak, si fa spazio una nuova drammatica realtà: la droga, e la musica viene investita con grande violenza da questa che, senza falsa retorica, può essere definita come la peggiore piaga sociale della fine del secolo scorso.
    Gli artisti non si rivolgono alla Cocaina o all’Amfetamina per soggiogare lo sforzo fisico, ma si preferiscono droghe che distorcono la realtà, come l’Hashish e la Marijuana. Queste riescono a far viaggiare l’uomo in meandri mentali mai raggiunti prima, suggerendogli soluzioni nuove e bizzarre, che poi vengono trasferite nella musica. Ma fa la comparsa sul mercato anche una droga che sarà la più usata nell’ambito del Rock Psichedelico: il Dietilamide dell’acido Lisergico più comunemente chiamato LSD o Acido, una droga chimica.
    Inizialmente questo proliferare di sostanze porta ad un delirio di onnipotenza creativa, ma nel tempo si rivelerà per quella che è, ossia una vera e propria macchina di morte. Artisti come Morrison (Doors) ed Hendrix trovano la prematura fine proprio per l’eccessivo abuso, mentre altri ne rimangono fortemente colpiti, un esempio su tutti Syd Barrett dei Pink Floyd, ma l’elenco sarebbe troppo triste e lungo.
    La rappresentazione visiva di questa musica è importante, tanto quanto i suoni. Maestri di questo status sono proprio i Pink Floyd con i loro spettacolari giochi di luci, di colori distorti e sbrodolanti, che portano lo spettatore ad essere complice involontario dello sballo psichico dell’evento. Alcuni effetti di luce vengono creati anche da un proiettore con un polarizzatore e un analizzatore ottenuto stirando degli anticoncezionali! L’effetto ottenuto è particolarmente affascinante e tenebroso. Altri maestri delle luci sono i Soft Machine.
    Anche gli strumenti si adeguano a questo nuovo movimento, ora vengono trattati in maniera differente, più brutale oppure modificati come nel caso della chitarra elettrica con l’aggiunta del distorsore o del Wah Wah. Le copertine dei dischi sono affascinanti, colorate, morbide, immediatamente riconducibili al fenomeno. A volte vengono anche arricchite con dei posters.

    IL FENOMENO SI DIFFONDE


    Moltissimi sono i complessi che sono coinvolti dal fenomeno della Psichedelia, come nello stesso periodo lo sono anche quelli che propendono verso il Progressive. Alcuni riescono a intrecciare diverse culture sonore in modo interessante, come ad esempio i Byrds di David Crosby con del buon Folk, il Rock ed influenze orientaleggianti. Altri invece trascinano l’ascoltatore in paesaggi psichici più oscuri, come i Velvet Undergound di Lou Reed.
    Il fenomeno si protrae fino agli anni ’70 intrecciandosi (a volte anche felicemente) con il Rock Progressivo. In seguito il genere si incontrerà anche con il sound grezzo del Garage Punk (Blues Magoos su tutti) e della neopsichedelia, un primo revival negli anni ottanta con gruppi come Dream Syndicate, Plan 9, Fuzztones e anche gli italiani Birdmen of Alkatrazz e i Boohoos, ma il gruppo più popolare nato da questi movimenti è arrivato fino ad oggi e sono gli americani R.E.M.. Mentre nel prog si possono ricordare gli Ozric Tentacles e i Porcupine Tree.
    Oggi c’è un nuovo rifiorire di gruppi, nel pop ci sono i Radiohead, nel prog troviamo gli RPWL e una buona schiera che proviene dallo Stoner a dimostrare che questo stile musicale è ancora capace di stimolare nuove schiere di artisti.

    LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA

    In definitiva questo movimento ha avuto due facce: da un lato ha dimostrato l’aspetto distruttivo e autolesionista conseguente all’uso di sostanze stupefacenti, che spesso ha portato alla distruzione psicofisica tanti ottimi artisti, ma è stato anche un movimento musicale che ha saputo avvicinarsi come nessun altro, nell’ambito del rock, all’intimo dell’animo umano. I “viaggi” psichedelici sono stati dei “viaggi” nell’io più profondo, nei lati belli e solari, ma anche in quelli oscuri e misteriosi, ovviamente non è ne necessario ne consigliabile ripetere un certo tipo di esperienze, perché il contatto con il proprio io può essere ottenuto in modo molto più sano e soddisfacente, ma questa è la storia del rock, senza falsi perbenismi.

    I RE DELLA PSICHEDELIA

    I PINK FLOYD



    La storia dei Pink Floyd ha inizio nel 1966 quando: Roger Waters, Richard Wright, Nick Mason e Roger Keith Barrett, ribattezzato "Syd" si esibiscono al Marquee di Londra, famoso locale della cultura underground londinese. I Floyd propongono qualcosa di inedito, lunghe suites che incantano il pubblico avvolto dai suoni carichi di feedback. Peter Jenner rimane folgorato dalla loro musica e procura il primo contratto discografico. Anche la stampa inizia ad interessarsi alla band, la EMI condivide il medesimo entusiasmo e li mette sotto contratto. L'11 marzo 1967 esce il primo 45 giri intitolato: Arnold Lane /Candy and a Currant Bun; il testo provocatorio costringe le radio a censurare il brano, ma ormai è troppo tardi, i giovani sono sempre più coinvolti dalla musica "psichedelica", prodotta in gran parte dalle esperienze di Barrett con gli allucinogeni.
    La EMI tenta di ripulire l'immagine della band, ma le caratteristiche dei primi Pink Floyd sono ormai delineate, con Syd Barrett leader indiscusso e con spettacoli dal vivo sempre più sofisticati. Gli esiti delle apparizioni live non sono sempre delle migliori, ed è proprio in una di queste occasioni che viene alla luce l'instabilità psicologica di Barrett. Il 5 Agosto viene pubblicato "The piper at the gates of dawn", composto quasi esclusivamente da Barrett, contenente "Astronomy Domine" e "Interstellar Overdrive", due canzoni tra le più trascinanti. Nel 1968 Barrett, ormai totalmente assente con la mente, non sarà più in grado di apparire in pubblico. Il resto del gruppo è costretto a sostituirlo con un nuovo chitarrista: David Gilmour e Syd Barrett abbandona per sempre il gruppo. Il nuovo Lp, "A saucerful of secrets" vede Waters nella nuova veste di compositore. Dalla scomparsa della psichedelia del 1969 i Pink Floyd trovano energia ed intraprendono nuovi orizzonti musicali. In luglio esce "More" colonna sonora dell'omonimo film diretto da Barbet Schroeder, ed il 25 ottobre viene pubblicato "Ummagumma" probabilmente il capolavoro del gruppo; è un doppio, con un disco registrato dal vivo e l'altro in studio. Nel 1970 realizzano la colonna sonora di Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni, malgrado il disco non si riveli un successo commerciale. In ottobre esce "Atom heart mother", l'opera più ambiziosa della band. La prima facciata contiene un solo pezzo, una splendida suite che dà il nome all'intero disco. Il 1971 è invece l'anno di "Meddle", in cui viene nuovamente riproposta una suite che occupa un'intera facciata, Echoes è un brano denso di interessanti effetti elettronici. "Obscured by clouds" viene pubblicato nel giugno del 1972 , colonna sonora del film "La Vallée" di Shroeder, ma il film e il disco non ripetono il successo di "More". Il medesimo anno viene pubblicato il film documentario "Live at Pompei" dove la band suona dal nell'anfiteatro dell'antica Pompei i brani più rappresentativi. Il 1973 è l'anno del successo a livello planetario, esce "Dark side of the Moon", dopo nove mesi di sala di registrazione ed una permanenza nelle classifiche ancora imbattuta. Seguirà una pausa di riflessione, nel 1975 vede la luce "Wish you were here", sebbene non raggiunse il successo del disco precedente rimane un ottimo lavoro. Il disco è totalmente dedicato a "Syd" Barrett ed i temi dei testi riguardano la schiavitù dell'uomo intrappolato dalla macchina. Nel gennaio 1977 viene pubblicato "Animals", completando così la trilogia iniziata con "The dark side of the Moon", in sintesi la denuncia dell'alienazione umana. Il 16 novembre 1979 esce i doppio "The Wall", dopo quasi tre anni di silenzio. Il disco è totalmente opera di Waters, ed è qui che si manifesta tutto il pessimismo del bassista.
    L'individuo, oppresso dall'educazione e dalle frustrazioni si rifugia dietro ad un "muro" mentale rifiutando il contatto con la società. "The Wall" è stato un successo, indubbiamente meritato per l'accuratezza delle registrazioni e la ricercatezza degli effetti sonori. Nel 1983 esce "The final cut", praticamente è un'opera solista di Waters, nel senso che nessuno degli altri componenti ha partecipato alle registrazioni. La rottura del gruppo appare ormai definitiva, Waters decise d'intraprendere la carriera solista non avendo più nulla da dire come componente dei Floyd. Nel 1987 viene pubblicato un nuovo disco, malgrado Waters abbia tentato di tutto per impedirlo, "A momentary lapse of reason". Ascoltandolo ci si rende conto che non sono più i vecchi Pink Floyd, tuttavia il lavoro è piacevole ed originale, vengono rievocate le magiche atmosfere di "Wish you were here" con ottimi assoli di chitarra. Il lavoro è da attribuirsi quasi totalmente a Gilmour che insieme a Mason convince il dubbioso Wright a tornare in sala di registrazione. Dopo sette anni di silenzio esce infine "The division bell". L'album è valido e con nuove idee interessanti, ma l'assenza di Waters continua a pesare come un fantasma sulle sorti dei Pink Floyd, che rimangono ad ogni modo uno dei gruppi fondamentali della storia del Rock.

    I VELVET UNDERGROUND


    Il gruppo si formò a New York nella seconda metà degli anni sessanta dall'incontro fra l'allora studente universitario Lou Reed e John Cale, giovane musicista d'avanguardia allievo di La Monte Young, che nel gruppo suonava la viola, il basso e le tastiere.
    Reed era un compositore a pagamento di canzoncine che sfruttavano le mode del momento, ma per sé scriveva anche altre canzoni, con armonie molto semplici, composte di pochi accordi, e testi che non avevano niente a che fare con la musica rock del periodo. Al gruppo si unirono anche Sterling Morrison alla chitarra e Angus MacLise alla batteria.
    Il gruppo proponeva un rock molto atipico per il periodo, che alternava e fondeva melodie semplici, ritmi ossessivi ed un largo uso del feedback e della dissonanza; il cantato-parlato di Lou Reed, che declamava testi in assoluta contrapposizione con la cultura hippy del tempo, toccava spesso temi come morte, solitudine, alienazione urbana, droga e sesso.
    A causa di questa sua alterità e quasi programmatica sgradevolezza il gruppo non ebbe alcun successo fino a quando Andy Warhol, che aveva conosciuto il gruppo (ormai con la nuova batterista Maureen Tucker) al Café Bizarre di New York su segnalazione del ballerino della Factory Gerard Malanga e della groupie Barbara Rubin, sotto consiglio del regista Paul Morrissey, decise di produrre il primo album dei Velvet Underground affiancando al gruppo la voce di Nico, affascinante modella tedesca, e di trasformare i loro live in una performance (dal nome The Exploding Plastic Inevitable) che univa musica, danza e le proiezioni dei cortometraggi dello stesso Warhol.
    Il loro disco d'esordio, The Velvet Underground & Nico (1967), è uno dei più importanti dischi rock di sempre, la cui influenza si è fatta sentire pesantemente dagli anni settanta (anni di successo per il Lou Reed solista, che portarono conseguentemente alla riscoperta del gruppo) e continua a farsi sentire tuttora, diventando così «una pietra miliare per le band del punk, della new wave e perfino del post-rock». Così come continua a farsi sentire l'influsso di White Light/White Heat (1968), il secondo lavoro del gruppo; più sperimentale e rumoroso – anche a causa dell'assenza di Nico, che non fu mai un vero membro del gruppo – l'album si avvicinò molto al vero suono live dei Velvet Underground.
    In seguito a dissidi tra lui e Lou Reed, nello stesso anno John Cale se ne andò; con il nuovo bassista Doug Youle assunto su pressione del nuovo manager Steve Sesnick i Velvet pubblicarono The Velvet Underground (1969). L'album pose in primo piano il loro lato più classico, per certi versi più folk; in esso è maggiormente avvertibile la mano di Reed – tutti i brani appaiono come suoi – che lo considera come la concretizzazione della sua idea di album rock come un tutt'uno.
    L'ultimo episodio, Loaded (1970), primo per la major Atlantic, conta la presenza di due classici dei Velvet come Sweet Jane e Rock and Roll. In questo periodo crebbero i malumori di Reed verso il nuovo produttore e il nuovo manager che vollero inspiegabilmente muovere il gruppo sempre più verso l'influenza del nuovo bassista Doug Yule e verso sonorità più commerciali. Dopo l'ultima esibizione della band al Max's di New York il 23 agosto 1970 Reed ormai sull'orlo di un esaurimento nervoso (all'epoca soffriva anche di insonnia) lasciò il gruppo per dedicarsi alla carriera solista. Dopo l'abbandono di Reed i reduci pubblicheranno un album (Squeeze) utilizzando il nome Velvet Underground.
    La band si riformò brevemente nel 1992 per un nuovo tour, ma dopo nuovi dissidi fra Reed e Cale dovuti fondamentalmente ai metodi dittatoriali del primo e della moglie manager, che oltre a stuzzicare in continuazione Morrison e soprattutto Cale, volevano produrre unicamente un nuovo album dei Velvet, ogni progetto futuro rimase irrealizzato. La morte del chitarrista Sterling Morrison, portò poi allo scioglimento definitivo del gruppo.

    DAVID BOWIE




    Figura carismatica e poliedrica, trasformista e provocatoria, David Bowie è unico non solo in senso strettamente musicale, ma anche per il modo di proporsi sul palco, per l'uso della teatralità e dell'artificio e per l'abilità di mescolare influenze musicali, visive e narrative molto diverse: dal teatro giapponese ai fumetti, dalla fantascienza al mimo, dal cabaret a Burroughs.
    Nato il giorno 8 Gennaio 1947 a Brixton (Londra) come Dave Jones, incide il primo disco nel 1964 e vive per tre anni nel giro dei piccoli gruppi R&B. La popolarità arriva, inaspettata, col singolo "Space Oddity", canzone di fantascienza dall'arrangiamento vagamente psichedelico. La sua vera carriera inizia con l'album "Hunky dory" del 1971 (undici mesi prima c'era stato "The man who sold the world" ma l'anno del trionfo è il successivo, quello dell'album "Ziggy Stardust", costellato da brani come "Rock'n'roll suicide", "Starman", "Suffragette city" o "Five years"). In Gran Bretagna l'album arriva al quinto posto delle classifiche.
    "Aladdin sane" (aprile 1973) è invece album di transizione, giudicato da alcuni un po' sottotono anche se impreziosito da brani come "Panic in Detroit", "The Jean genie" e la splendida "Time". Nello stesso anno esce anche "Pin-ups", un album di covers. Nel maggio 1974 il primo dei cambiamenti, quello dell'epico "Diamond dogs", album futuribile e decadente, punteggiato da apocalittiche visioni post-nucleari e ispirato al romanzo "1984" di George Orwell. Memorabili la title-track, "Rebel rebel", "Rock'n'roll with me" e "1984".
    Dopo un "David live", Bowie passa nel maggio 1975 a "Young americans", altro cambiamento.
    E un altro ancora, con l'epico "Low", lo aspetta nel gennaio 1977. A metà del periodo d'oro del punk (estate 1976 - estate 1977) David Bowie esce infatti con un album elettronico, cupo, registrato a Berlino, fratturato, ambientale prima che il termine diventasse in uso vent'anni dopo. "Low", a detta della critica più accreditata, rimane forse il suo ultimo lavoro d'importanza centrale con canzoni come "Be my wife", "Speed of life" o "Always crashing in the same car" a fare da colonne portanti. Il difficile lavoro, non certo alla portata di tutte le orecchie, guadagna comunque il secondo posto in Inghilterra.
    Il successivo "Heroes", giocato sulle stesse atmosfere ma meno claustrofobico, è un grande successo. Ormai è considerato un maestro del genere e un nome sicuro su cui puntare per ottenere successi con il marchio della qualità.
    Anche se alcuni suoi lavori successivi (ad esempio "Let's dance") venderanno ancora meglio di "Heroes", la parabola discendente è, secondo alcuni (fra cui si contano i fan più incalliti), ormai tracciata. La svolta di Bowie verso la dance, verso la musica commerciale, vista come il fumo negli occhi dai fan storici, sembra irreversibile.
    La parentesi "Tin machine", ovvero il gruppo in cui David Robert Jones dichiara di volersi esibire per tutta la vita, esordisce in maniera promettente, ma viene archiviata circa tre anni dopo. "Earthling", con deviazioni "jungle" e suoni di tendenza, pur con buone recensioni fallisce il tentativo di riportarlo tra gli artisti più apprezzati dal pubblico.
    Il decennio discografico si conclude positivamente con l'album "Hours", un rassicurante ritorno alla canzone nel suo stile più classico.
    Il presente è rappresentato invece da "Heathen", un lavoro del 2002 su cui ancora si devono pronunciare con maggior compiutezza sia i critici che i fedeli cultori del "Duca bianco" (così viene chiamato spesso il cantante, per via del suo portamento elegante e distaccato).
    Il poliedrico Bowie si è inoltre distinto per le sue positive partecipazioni in diverse opere cinematografiche, come ad esempio "L' ultima tentazione di Cristo" (1988) del maestro Martin Scorsese, con Willem Dafoe e Harvey Keitel. Nel 2006 recita nel film di Christopher Nolan "The Prestige" (con Hugh Jackman, Christian Bale, Michael Caine e Scarlett Johansson) interpretando Nikola Tesla.
    Bowie ha positivamente sconvolto gli anni '70, è sopravvissuto alla parentesi fatta di look degli anni '80, ma nei '90 ha trovato un decennio ostile nei suoi confronti.
     
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